Una protagonista spezzata, un mondo che non ascolta

Un viaggio crudo e lucido attraverso le crepe dell’adolescenza, della solitudine e della deriva. È quello di Giuliana Vitali, autrice napoletana al suo esordio narrativo con Nata nell’acqua sporca, in uscita il 23 maggio 2025 per Giulio Perrone Editore nella collana Hinc, e presentato in anteprima al Salone Internazionale del Libro di Torino (15–19 maggio).
Come scrive Silvio Perrella, è “un romanzo scritto con il fil di ferro che raschia la pagina”: ogni frase porta con sé l’urgenza di raccontare una realtà scomoda, vissuta ai margini, nella zona grigia tra innocenza perduta e autodistruzione. Non ci sono sconti, né alibi, in questa storia che esplora il vuoto emotivo e identitario delle nuove generazioni con una voce potente, autentica.
Al centro del racconto c’è Sara, una giovane napoletana che cresce tra l’assenza di un padre emigrato in Albania e il disinteresse emotivo di una madre troppo presa dal suo lavoro di giornalista. In questo contesto, fatto di silenzi e incomunicabilità, Sara impara presto a non aspettarsi nulla dagli adulti, e a trovare nel corpo, nella fuga, nelle relazioni tossiche, un surrogato di attenzione.
Il romanzo la segue nel momento in cui decide di scappare dalla casa d’infanzia per inseguire il suo fidanzato tossicodipendente, precipitando in un vortice di eccessi, alienazione e smarrimento. Ma non è sola in questo naufragio volontario: con lei altri tre giovani, anime spezzate che si aggrappano l’una all’altra in un’amicizia viscerale, malata, a tratti salvifica.
La loro è una deriva esistenziale che ha come centro il corpo — che diventa luogo di perdita ma anche di riscoperta — e come orizzonte un passato che non smette di affiorare, insinuandosi nel presente, deformandolo. L’infanzia e l’adolescenza si rincorrono, si specchiano, in un dialogo doloroso tra ciò che è stato e ciò che si rischia di diventare. La forza di Nata nell’acqua sporca risiede non solo nei temi che affronta — la tossicodipendenza come sintomo, la famiglia come luogo mancante, la società come spettatrice assente — ma anche nel modo in cui lo fa. I dialoghi sono vivi, realistici, e le descrizioni evocano vere e proprie sequenze cinematografiche, come se la parola scritta volesse materializzarsi davanti agli occhi del lettore.
Il risultato è un romanzo che si legge come un atto di resistenza: un’opera che non si limita a narrare, ma interroga, disturba, coinvolge, con la ferocia di chi sa che il dolore va nominato per poter essere compreso. Non ci sono facili soluzioni, né finali consolatori, ma una verità nuda che solo la letteratura più sincera sa restituire.
L’autrice
Giuliana Vitali è nata a Napoli nel 1987 e vive a Roma. È condirettrice e curatrice della rivista letteraria Achab fondata da Nando Vitali e collabora con varie testate culturali, tra cui Leh, HuffPost, Wired Italia, TPI, Il Quotidiano del Sud, Succedeoggi e Kultur Jam. Ha frequentato la scuola di scrittura Genius di Paolo Restuccia e in particolare il corso curato da Andrea Carraro.