La copertina di Latent Info (2025)

Quando si parla di Petros Klampanis, emerge la carriera di un artista che ha costruito un ponte sonoro tra il Mediterraneo e il jazz dei grandi maestri (ma anche con la musica classica), destreggiandosi tra la tradizione e l’avanguardia. Nato nel 1981 a Zante, nelle Isole Ionie, Klampanis è oggi una delle figure più riconoscibili del jazz europeo contemporaneo, capace di unire la delicatezza della musica greca alle strutture improvvisative del jazz e alla ricerca timbrica della musica contemporanea.

«I miei genitori volevano che scegliessi una carriera più sicura», racconta Klampanis a MondoeMediterraneo. «Così ho iniziato a studiare ingegneria meccanica ad Atene. Ma non ha funzionato: la musica era troppo presente nella mia vita». Sin da bambino, infatti, Klampanis era affascinato dai suoni. «Mia sorella maggiore prendeva lezioni di pianoforte a casa, e io ho cominciato a suonare da solo. Poi, da adolescente, ho scoperto il basso elettrico dopo aver assistito a un concerto a Zante. Quel musicista, Yiotis Kiourtzoglu, è diventato poi il mio insegnante quando mi sono trasferito ad Atene».

A 18 anni, il jazz entra definitivamente nella sua vita: «Il mio insegnante di pianoforte mi faceva ascoltare Miles Davis, Chick Corea, Herbie Hancock. Ma fino ad allora non avevo avuto una vera formazione jazzistica: trascrivevo linee di basso di Jaco Pastorius e provavo a imitare i grandi». Oggi Klampanis è acclamato dalla critica per la sua tecnica al contrabasso, nelle sue mani uno strumento solista d’eccezione, oltre che parte della base ritmica.

La Grecia nel cuore e nelle note

Klampanis in concerto sulla collina di Licabetto, Atene

Anche se Zante ha una storia musicale più legata all’Occidente — con influenze veneziane e britanniche — Klampanis ha riscoperto presto la profondità della musica tradizionale greca. «La Grecia è impregnata di tradizione. Anche la musica contemporanea, in qualche modo, conserva il ritmo e il linguaggio della musica popolare. Crescendo, ho iniziato ad ascoltare i suoni dell’Epiro, i clarinetti del Nord, le danze tradizionali. Tutto questo è entrato naturalmente nella mia musica», dice.

Questa commistione si sente benissimo nella sua versione di Enteka, un brano preso dalla tradizione del nord della Grecia, dove è legato all’Apokreo, il carnevale ellenico. «Ma io non cerco di imitare la tradizione», spiega. «Cerco di onorare le mie radici, integrandole nel mio linguaggio musicale, che è più vicino al jazz e alla musica occidentale». Negli anni Klampanis ha sviluppato uno stile personale, fatto di curiosità e libertà. «Cerco di essere aperto a qualsiasi suono, perché è così che trovo ispirazione. Il jazz è un grande ombrello, contiene di tutto: dalla sperimentazione elettronica alla musica orchestrale. La musica greca e il jazz non sono due mondi separati. Sono due forme di libertà. E la libertà è tutto ciò che cerco quando suono».

Negli ultimi anni, infatti, ha iniziato a lavorare anche con l’elettronica, fondendo suoni acustici e digitali: «So che per alcuni può sembrare un azzardo, ma a me piace molto. È un modo nuovo per espandere il linguaggio del contrabbasso e del trio jazz».

Un musicista con solide radici, ma aperto al mondo

Durante la pandemia, Klampanis ha composto With Markos, un brano dedicato al figlio. «L’ho scritto con lui in braccio. Aveva meno di un anno, e mentre suonavo il pianoforte mi è venuta in mente una melodia che non riuscivo a togliermi dalla testa. È nata così, in modo completamente naturale». Registrato a distanza nel 2021, il brano è diventato uno dei più intimi del suo repertorio, simbolo di come per Klampanis la musica sia sempre un’esperienza umana prima che estetica.

Il contrabbassista ha collaborato con numerosi musicisti internazionali, come il pianista Kristjan Randalu e i batteristi Ziv Ravitz e Bodek Janke, con lui in molte performance e registrazione, ma mantiene un forte legame con la scena greca. «Andreas Andreas Polyzogopoulos, il trombettista, lo conosco da sempre. Abbiamo studiato insieme ad Atene e ad Amsterdam, faceva parte del mio primo trio. Poi ho incontrato Thomas Konstantinou , un incredibile cantante di Mykonos, e da lui ho imparato molto sulla musica popolare greca». «Atene oggi è la mia casa – racconta – La vita qui è più semplice, la luce, il mare, la mia famiglia. New York (dove ha studiato alla School of Musica del Queens College, dopo Amsterdam) è incredibile, ma oggi non la sento più mia. Vado ancora qualche volta all’anno, ma ho bisogno di un equilibrio diverso».

Nel tempo ha fondato anche la sua etichetta indipendente, PKmusik, con sede tra Atene e New York, per sostenere progetti innovativi che uniscono jazz, pop e world music. Dopo sette dischi pubblicati, l’ultimo dei quali è “Latent Info” (2025), Klampanis si prepara a entrare negli studi Sierra ad Atene con un ensemble ampliato per un nuovo lavoro, composto da dieci brani: «Ci saranno archi, pianoforte, batteria, ospiti speciali, e forse anche la mia voce. È un disco più orchestrale, un po’ un ritorno al mio amore per gli arrangiamenti ampi». Il tour di presentazione partirà a novembre e toccherà Spagna, Europa centrale e Grecia. «Sarà un anno pieno», sorride.


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